Camilla Moro

Una Tigre in Giardino - II ED.

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Prima di tutto il grido. Acuto ma anche pastoso, echeggiante. Sprigionato dal ventre di una conchiglia. Sfuggito all'abisso. C'è chi giura di averlo sentito, a metà della notte...


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16/11/2007
Presentazione di Singolare Femminile di Sveva Casati Modignani


Venerdì 16 novembre 2007
Camilla Moro presenta "Singolare femminile" di Sveva Casati Modignani
Palazzo dei Congressi di Arona, Ore 21



La gran parte di voi conosce Sveva Casati Modignani e i suoi diciannove romanzi-feuilletons con il primo dei quali, “Anna dagli occhi verdi”, all’inizio degli anni ottanta Bice Cairati, nom de plume di Sveva Casati Modignani, insieme al marito Nullo Cantaroni, inugurò in Italia un genere .

Si tratta di una sorta di saga familiare, su modello anglosassone, che, con nodi narrativi propri dell’intrattenimento rosa, affronta temi inerenti l’attualità affrescando gli ambienti che evidentemente l’autrice conosce bene , il milanese- lombardo delle classi medio-alte e quello delle classi più umili. Sveva mescola classe operaia e alta società, facendo fiorire amori trasversali che generano problemi e soluzioni a volte sorprendenti.

Nel caso del romanzo che presentiamo questa sera, “Singolare femminile”, vediamo al centro della scena Martina, figlia illegittima , che rivendica una declinazione “singolare femminile” della maternità, mettendo al mondo tre figli da tre uomini diversi senza sposarli e addirittura senza coinvolgerli nella paternità.

A far da corona alla protagonista, la madre Vienna e le figlie Maria, Giuliana e Osvalda, a loro volta raccontate nei loro amori e vicissitudini, così da far scorrere , insieme alle loro vite, il tempo e l’evoluzione dei ruoli sociali nell’Italia dagli anni quaranta ai giorni nostri.

Ma lascio all’autrice il privilegio di raccontare la storia, alquanto complicata, nella quale, sinceramente, mi perderei.

Io , invece, le rivolgerò alcune domande, l’una conseguente all’altra, scaturite dalla lettura del libro e un po’ anche dal ricordo dell’unico altro romanzo di Sveva che lessi, per presentarlo nel 2000 in sala Consiliare. Si trattava di “Vaniglia e Cioccolato”.

1) Il non detto o , addirittura, le bugie. Ripercorrendo le domande che feci allora a Sveva, ho trovato questa . Tre generazioni che vanno avanti a furia di segreti e bugie. Come lo spiega? Potrei ripetere la domanda anche in questo caso. Martina vive nell’ambiguità, e così le sue figlie.Vienna rivela a Martina le sue origini solo quando si trova costretta a farlo , davanti ai dubbi di nonna Ines. A sua volta, Martina tiene nascosto ogni particolare della sua vita, anche in quello che le riguarda personalmente, alle figlie. Sono semplici e sapienti espedienti narrativi o crede veramente che il mistero e la bugia abbiano una parte così importante nella vita di noi tutti?

2)La “libertà” di Martina. E’ anticonformismo, trasgressione, o capacità di decidere il meglioo che si tratti di una scelta? O Martina non può fare altro che crescere da sola le figlie, per una sorta di diffidenza nei confronti del genere maschile dovuta proprio al fatto che ha vissuto nell’ambiguità, che l’ha mangiata con il pane ? E’ veramente una donna sicura di sé oppure una donna è molto difesa? Proprio davanti al ragazzo che ama non trova le parole per dirlo, trascinando fino alla fine dei suoi giorni la possibilità di vivere una storia d’amore completa? E’ così spavalda perché, in fondo, insicura?

Le figlie , d’altronde, cresciute alla sua scuola, dimostrano coi fatti di non avere grande capacità di vivere l’amore. Maria sposa l’uomo sbagliato, Giuliana si lega ad un vecchio e poi ad un giovane, pateticamente; Osvalda resta sola, c’è qualche speranza per lei solo dopo la morte della madre. ..

3) Che cos’è l’amore? Qualcosa di sognato o vissuto?Qualcosa che sfugge, impalpabile come la nebbia di Milano?O una pianta esposta alla luce, che della luce ha bisogno per vivere, come delle nostre cure, prestate giorno dopo giorno, con dedizione?

4) Sempre a proposito dell’amore. E’ veramente possibile, secondo Bice Cairati, che ci si ritrovi ancora innamorate del primo amore a sessant’anni?Non evolve , insieme alla donna, anche la sua capacità di amare? L’uomo di cui ci invaghimmo da ragazzine, col suo bel ciuffo scuro o biondo, che spesso neppure conoscevamo , può diventare veramente il nostro compagno, dovessimo ritrovarlo all’improvviso, senza averlo mai più frequentato, nella maturità e in vecchiaia?

5) Perché gli uomini appaiono sempre così sfocati? Per poterli idealizzare meglio?Per poterli sognare?

Esempi di scene d’amore dove l’uomo dice frasi improbabili.Pag28 in alto. Pag. 66. Pag.48.

E’ ironica, quando scrive certe frasi?

6) A proposito di maternità, che è il tema fondante del libro.” La donna non deve fare la madre ma essere una madre”, sono d’accordo con questa frase. Ma aggiungerei che deve essere prima una persona ed una donna, prima che una madre. Dunque deve crescere ed evolvere nella sua capacità di amare. Non credo che si possa essere buone madri senza essere anche compagne di un uomo. L’uomo deve contenere la coppia madre-figlio. Il suo ruolo va riconosciuto.



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