Camilla Moro
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Una Tigre in Giardino di Camilla Moro

Una Tigre in Giardino - II ED.

eBook
Versione cartacea



Prima di tutto il grido. Acuto ma anche pastoso, echeggiante. Sprigionato dal ventre di una conchiglia. Sfuggito all'abisso. C'è chi giura di averlo sentito, a metà della notte...


Il diario di Camilla

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Una Tigre in Giardino
Edito da , 2005

Un terribile incendio squarcia la notte che veglia sulle tranquille rive del Lago Maggiore e porta via con sé la cenere degli alberi, ormai polvere nel vento. La vita di una donna, la sua figura, il suo corpo. Ciò che invece rimane, pregnante, violenta, è la sua anima, l'anima di Laura: rimangono i suoi scritti, i suoi dipinti, le sue paure.
Restano le tante sfaccettature di una figura complessa; le donne, tutte diverse, in cui Laura si moltiplica, come in un gioco di specchi, in un caleidoscopio di immagini, emozioni, ossessioni. E resta, visceralmente attaccato alla propria dimensione terrena, Tommaso Rubertà, maresciallo capo della stazione di Verbania che, indagando sulle cause dell'incidente, subisce il fascino ambiguo della personalità di Laura, rimane coinvolto dalla sua vicenda quasi a traslare sulla sua vita quella di lei. Intimo e descrittivo, mimetico e analitico: Una tigre in giardino fa dell'apparente antinomia stilistica e lessicale la propria forza, in un dualismo tematico-narrativo che fonde sapientemente due percorsi altrimenti incomunicabili. La maestria dell'autrice nel penetrare l'animo dei suoi personaggi fino a scoprirne i tratti più intimi, anche ad essi sconosciuti, si muove in un contesto letterario estraneo come quello del romanzo giallo, e tuttavia ne accresce la capacità deduttiva mantenendo, anzi dilatando in noi la tensione della scoperta, della risoluzione, del mistero. E' in questi termini che il romanzo di Camilla Moro assume le sembianze, ancora una volta, di una duplice ricerca circolare, vorticosa, dall'interno all'esterno, dal sé all'altro, dalla maestosa libertà della natura alla sua immagine mediata dell'arte; assume i lineamenti della tigre oppressa dallo spazio limitato - e limitante - del giardino.



INCIPIT

Prima di tutto il grido. Acuto ma anche pastoso, echeggiante. Sprigionato dal ventre di una conchiglia. Sfuggito all'abisso.
C'è chi giura di averlo sentito, a metà della notte, provenire dal folto del bosco. Trascinava una nota angosciata, straziante, di bestia ferita.
-Un lamento? Direi rabbia, piuttosto!- suggerisce un ragazzo dal ciuffo scomposto.
- ...solo il vento- spiega un vecchio, sicuro. E aggiunge:- Date retta a chi pesca da anni! Quando soffia il Maggiore, nel canalone da Brissago a Griffa, emette urla atroci!
- Macchè vento!- lo interrompe una donna, le mani sui fianchi. – E' stata la quercia, cadendo, abbattuta dal fuoco! Ricordate la farnia ad ombrello, quella nella radura?Bene, andate a vedere: è là, stesa al suolo, le radici strappate, uno scheletro nero. Peccato!- conclude , abbassando lo sguardo - Era piena di nidi [...]



QUALCHE PAGINA DEL LIBRO

Sono le due di notte e mi sono alzata e scrivere. Mentre infilavo la vestaglia, ho avvisato Fabio, che ha domandato:
" Ma che cos'hai, sei agitata, perché non dormi? Ancora quel libro! Ma è un incubo!Non avevi detto che l'avresti messo da parte?"
L'avevo detto. Anzi, avevo deciso che basta, non ci avrei più lavorato, mi fa troppo soffrire. E poi non so più cosa voglio esprimere, non so più chi sono. Ancora nodi da sciogliere, grumi di dolore. Ma perché? Perché rimestare le ferite ? perché torturarsi?Questo è un lavoro duro, una specie di artigianato e aggiungi la fatica di trovare il tempo e la concentrazione, con la vita che faccio...
Sono, in apparenza, una donna benestante. Ho due case. Quella che abito, una villa con giardino immersa in un bosco, e un'altra, nello stesso bosco, riservata agli ospiti. La seconda casa l'abbiamo ristrutturata insieme a mio marito perché lui potesse, un giorno, lasciare il lavoro in città.
" Ci inventeremo un piccolo albergo" disse.
" Un albergo?" mi allarmai. " Io non voglio gente intorno, devo scrivere!"
Ma c'era quel rustico abbandonato tra i rovi, le stanze rivestite di legno, un mandorlo in fiore. Niente mi appassiona di più che arredare. Mi immagino gli ambienti finiti, vissuti fino all'ultimo particolare. Quel rustico, l'ho visto in un lampo rinascere
" Va bene" mi sono lasciata scappare, presa dall'entusiasmo. Ed eccomi qui [...]

La sento gridare mentre giro la chiave nella toppa.
Corro in veranda, butto per terra la cartella e cerco di fermarla.
" Cosa fai? " chiedo, gettandomi verso di lei per bloccarle le braccia.
" Lasciami" si ribella, resistendo alla stretta.
" Fermati, Laura, cosa fai, sei impazzita?" ordino, con la voce dura.
" Lasciami! " ripete, e mi respinge con le braccia tese.
Lottiamo con tutta la violenza che conosci. Lei ha una forza che non immaginavo, mi trascina nel vortice, nel sangue, nel suo pianto...
" Perché rovini tutto?"domando. " Perché corpi di rosso il tuo lavoro, i nostri ricordi, la vita , le esperienze?"
" Anche tu hai paura! " grida, piangendo. "Hai paura, confessalo, almeno quanto me!"
" L'ho avuta, sì, l'ho avuta!"ammetto. " Di montare cavallo troppo grandi, del mio cavallo zoppo che stramazza sul terreno, del sangue di mio padre sugli oggetti della scrivania, sulla penna , sulla lampada d'argento....di te che partorivi, di nostra figlia strozzata dal cordone; di nascere rischiando di morire, della balia che non mi dava il latte, di mia madre incinta di me che non mi vuole!
Ma il terrore più grande è di perdermi nel vuoto, di morire, sparire, non essere più niente. Ho dovuto aggrapparmi con le unghie alla vita,lo capisci, adesso?Come all'orlo di un precipizio! Poi non ho fatto altro che battermi per conservare quello che restava! [...]

L'estate sul lago è agli sgoccioli e, come altre volte, fuggiamo in Provenza per goderci l'ultimo sole.

Non cerchiamo una stanza d'albergo, ma qualcosa di più intimo, possibilmente isolato. Un agente immobiliare ci propone, per una settimana, un cottage a poche centinaia di metri dalla spiaggia.
" E' molto semplice, dice, " Un locale spazioso, un piccolo giardino, la vista del golfo. E aggiunge: " Appartiene ad un pittore che ha abitato qui per anni. Dipingeva e pescava. Un tipo simpatico, uno che sa vivere. Ora vuole vendere ma, finché non trova l'acquirente, mi ha incaricato di affittare, anche per pochi giorni.
Dalla jeep fatichiamo a distinguere i contorni della costruzione, che sfumano nella polvere della strada sterrata. Ma spicca, sui muri, una boungaville a fucsia, che si arrampica tra le imposte. Un vialetto di sassi si snoda tra i ciuffi di lavanda e conduce alla terrazza, che domina la baia. Oltre il parapetto il mare. Colore così puro da fare paura.
Spalanchiamo la porta.
Un fascio di luce abbagliante sui proietta sui pochi mobili in legno e ne sfuma i contorni, sfiora le ceste in giunco, accende di riflessi madreperlacei le conchiglie sparse sulla tovaglia. Poi raggiunge le pareti bianche dove spiccano grandi tele senza cornice sui toni del blu.
" Per noi va bene" dice Laura.
Stralunato, torno verso l'auto per scaricare i bagagli.
La settimana scorre in apparenza tranquilla. Scendiamo alla spiaggia Presto la mattina e ci impigriamo al sole. La sera, ceniamo nei ristoranti dei paesi in collina o passeggiamo lungo i porti delle piccole città.
Ma lei è strana.
Trincerata dietro gesti chiusi, sguardi sfuggenti, non parla.
Io, come al solito, più la sento lontana, più provo paura.
Di giorno in giorno, le tensioni si accumulano fino a oggi, quando scoppia il litigio. [...]

Risalito in auto, il maresciallo decide che, dopotutto, vale la pena di tornare nella casa bruciata. "Dalla prosa alla poesia, vai con la letteratura!" pensa, e aggiunge, sconsolato: " Guarda che caso mi doveva capitare!"
E' notte fonda. Gli scheletri dei castagni si stagliano contro il bianco della luna. L'odore acre di cenere e fuliggine penetra nelle narici del maresciallo, mentre percorre il viale. Che sia quella particolare esalazione a trasmettergli quel senso di disagio che, dal mattino, non l'ha più abbandonato?Prova a respirare più a fondo. Intensamente.
In una frazione di secondo gli passa davanti agli occhi il flash dell'incidente nella cucina del vecchio cascinale. In sequenza, rivede il vulcano prender fuoco, le fiamme attaccare la tovaglia, il fratello portare le mani al viso...Di nuovo, come in un incubo, le gambe si incollano al pavimento, il cuore sale in gola, nella cucina si soffoca, il fumo, il fumo. [...]

Non resta che riattraversare tutte le stanze, liberare le superfici dalla fuliggine, leggere.

Quando saremo vecchi
Ci terremo per mano, seduti,
in riva al mare.
E i sogni, come vele di carta quadrettata,
ritorneranno in porto. Piume di cigno. Coriandoli di neve.
" Restiamo ancora un poco", mi dirai.
" Come vuoi tu", risponderò. " Scaldiamoci finché non viene notte."

Come una lepre fuggirò dal mio giardino
Se mi dovessi dire che è finita.
In una tana mi chiuderò,
pelo senza respiro aggrovigliato,
ad aspettare l'ora della fine.



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