Dietro la travolgente carica erotica degli incontri clandestini fra Dacia - una giovane donna sposata, dai rigogliosi capelli rossi, completamente sprofondata in un abisso di incomunicabilità, di rifiuto di se stessa e del proprio corpo - e Andrea - un uomo anch'egli sposato, ormai maturo e "rassicurante", magneticamente attratto dal fascino e dalla sensualità che sprigiona dal corpo di lei - si nasconde la complessa e contraddittoria sostanza del rapporto fra i sessi A sprazzi, qualcosa di profondo, di ancestrale sembra emergere sempre più nitidamente dal tormentato mondo interiore di Dacia.
Frammenti della sua infanzia, del rapporto che intratteneva con la madre e la nonna, come con le cupe sagome dei maschi adulti che riempirono i giorni della sua tenera età. E, in mezzo, il dramma del malinteso, delle aspettative continuamente deluse di Andrea, l'uomo esperto che l'ha sedotta, e l'ha rivelata a se stessa in quanto donna, in tutta la sua straripante quanto disperata sessualità. Andrea si dichiara infatti, ben presto, innamorato di lei e questo evento non fa che inasprire ulteriormente il rapporto tra la fredda e diffidente donna dai capelli di fuoco (e dalla calda pelle vellutata) e l'uomo soltanto apparentemente padrone di sé, che in realtà è portatore di un'esperienza a sua volta tormentata. A poco a poco un intricato mosaico si compone nelle pagine del romanzo.
La prosa di Camilla Moro sa ricreare le atmosfere rarefatte degli amplessi, i cambiamenti di tono delle emozioni che sempre avvolgono i due amanti. Due vite si delineano nei loro contorni più morbosi di vittime di antichissime angosce esistenziali. La molla che anima la dialettica è il rapporto fra erotismo, gioco della seduzione e senso di morte che abita negli angoli più in ombra della coscienza dei due protagonisti.
Ecco che alla fine una scena si mette a fuoco per Dacia: l'inquietante amico pittore del nonno, di cui lei da bambina si era intensamente innamorata, durante un pomeriggio nel quale il nonno e la nonna erano assenti, la inizia nel più brutale dei modi alla pratica dell'amore, in un violento gioco di sapori e di colori nel quale la tinta dominante è il rosso.
Rosso è il timbro di fondo del carattere di Dacia, fredda, incapace di amare ma al tempo stesso sanguigna e capace di accendersi e di accendere negli uomini che la incontrano le passioni più incontrollabili. Dopo interminabili ore passate a inseguire se stessa, i propri sogni, il senso del vuoto immenso che alberga nel suo cuore, ecco che improvvisamente a Dacia si rivela il senso di tutte le cose, come il risveglio da un lungo inverno.
Un tamtam dal ritmo incalzante percuote l'aria della città. Attirata dalla vibrazione come da una calamita, una fiumana variopinta, brulicante di voci, si accalca all'uscita del Palazzo delle Esposizioni: al di là della strada sta accadendo qualcosa, la gente preme per vedere.
Trascinata giù per lo scalone dalla corrente, sorretta più dalla pressione dei corpi degli altri che dal suo stesso equilibrio, la ragazza dai capelli rossi raggiunge i primi gradini.
La folla ammutolisce di colpo, affascinata dallo spettacolo. Quello che dall'alto sembrava un muro è un telo grande come venti lenzuola, l'hanno legato al palazzo di fronte come lo schermo di un cinema all'aperto [...]
Si incontrano, di solito, nel pomeriggio. Una luce fredda, opalina,avvolge la stanza.
I pochi mobili, le tapparelle in parte abbassate, l'isolamento dai rumori esterni dovuto ai vetri doppi delle grandi finestre incorniciate di metallo danno all'ambiente un aspetto artificiale, costruito , quasi da set cinematografico.
Si muovono disegnando ombre lunghe sul pavimento lucido, con gesti pensati e fluidi al tempo stesso, come al rallentatore. Si spogliano e si rifugiano sotto il piumone. Dacia stenta, ogni volta, a ritrovare la dimensione dell'abbandono. Per qualche tempo rimane tesa, con tutti i muscoli contratti e sente freddo. Lunghi brividi gelidi la percorrono dalla nuca fino alle punte dei piedi.
Non le va neppure di essere toccata, preferisce parlare. Sdraiata sulla schiena, i nastri rossi dei capelli sparsi sul cuscino, fissa il soffitto, dove alcune macchie di umido, grigie nel bianco dell'intonaco, tracciano ombre imprecise, strani chiaroscuri. Si perde in una specie di finto cielo del nord, gravido di neve [...]
Lui è sbrigativo,, Infila la camicia nei pantaloni, allaccia la cintura, ravvia appena con le mani i capelli che , subito, gli ricadono sulla fronte, ribelli.
Per distrarlo da sé, lei gli domanda:" Non parli mai di tua moglie
"Non c'è niente da dire" risponde freddo, continuando a guardarla mentre spennella di fard le guance con passione, come lavorasse ad un dipinto.
" E' bella?" insiste, senza levare gli occhi dal grande specchio rettangolare.
" No"
" Perché la tradisci?"
" Te l'ho detto. A me piacciono le donne, non posso farne a meno. E lei, lei non la vedo più come una donna. E' la madre di mio figlio."
" L'hai amata?"
" Le ho voluto bene, le sono affezionato, ma non la amo. Ho amato solo Claudia, la mia prima ragazza, solo lei. Evelina l'ho sposata per pietà, credo. E' buona, remissiva, mi prende come sono, non è neppure gelosa."
Dacia stende il rossetto sulle labbra con cura, ne controlla i contorni, l'intensità di colore con attenzione. Predilige le tinte calde, che si intonano bene con la sua pelle ambrata e con il rosso fuoco dei capelli.
" E l'amore? " continua, voltandosi verso di lui e guardandolo dritto negli occhi. " Lo fai l'amore, con lei?" [...]
"Hanno rubato le fotografie" le annuncia un giorno mentre si sta spogliando.
Lei si blocca, con la maglietta fra le mani.
" Fotografie?" domanda corrucciata.
" Quelle che ti ho scattato, ricordi? Quella volta che ti sei tanto arrabbiata..."
Ricorda bene. Non le voleva, quelle foto.
" Le hanno rubate? Chi? Chi le ha portate via!" In allarme, attraversa la stanza con due falcate e lo raggiunge, vicino al letto.
" Hanno ripulito l'appartamento, non te ne sei accorta?Sono spariti la radio , il televisore, un orologio che avevo lasciato in un cassetto e le tue foto"spiega Andrea, con la solita calma.
" Dov'erano?" incalza Dacia, in tensione.
" Nel cassetto della scrivania, con l'orologio" accenna con un gesto delle braccia al mobile appoggiato alla parete.
Lei sta a sentirlo in piedi davanti al letto, sempre più contratta a ogni parola che dice, a ogni nuova immagine che le si presenta nella testa. Le sue foto nuda, un uomo sconosciuto, la stanza in disordine...
" E perché? " domanda infine, rossa di rabbia.
" Che ne so, perché!" risponde Andrea. " Gli sarai piaciuta, al ladro."
La disturba quell'aria divertita, il mezzo sorriso che gli si stampa in faccia.
" Ti avevo chiesto di buttarle!" lo rimbrotta, agitandogli contro le braccia nervose.
" Erano delle belle fotografie" ribatte Andrea.
" Direi proprio di no!" si oppone.
" Eri bella tu, sei bella nuda" corregge, e le si avvicina, le fa scorrere un dito lungo la curva del seno......